Atenei siciliani a rischio collasso. Da oggi settimana di mobilitazione contro DDL Gelmini

Atenei siciliani a rischio collasso. Da oggi settimana di mobilitazione contro DDL Gelmini
ott 05

conferenza stampa 5 ott Una settimana di mobilitazione per dire no a una politica dell’universita’ che con i tagli sta mettendo in ginocchio gli atenei siciliani e che rischia di vedere abbassati gli standard formativi e di fare venire meno le prospettive di chi nelle universita’ lavora. A promuoverla sono la Flc e la Cgil siciliane che oggi, in una conferenza stampa, hanno illustrato la mappa del disagio nell’isola e chiesto al Governo nazionale di “darsi i giusti tempi per una riforma- ha detto Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia- che non puo’ certo essere quella del ddl Gelmini”.

Nella sola universita’ di Palermo la cessata disponibilita’ di 485 ricercatori a svolgere mansioni non previste dal contratto, prima espletate su base volontaristica, e 204 pensionamenti previsti per il 2010 “di fatto- ha sostenuto Giusto Scozzaro, segretario della Flc Cgil siciliana- col venir meno di quasi il 40% del personale che finora ha svolto attivita’ didattica ( il 28% a Messina il 23% a Catania) stanno mettendo in crisi l’avvio dei corsi di laurea”. Tant’e’ che il Senato accademico dell’Ateneo ha rinviato a data ancora non definita l’ inizio delle lezioni . Lo stesso a Messina (rinvio all’11 ottobre), dove “al pari delle altre Universita’- ha sostenuto Scozzaro- si rischia una dequalificazione dell’offerta formativa e corsi di laurea monchi”. Cgil e Flc chiedono lo sblocco dei processi di stabilizzazione dei ricercatori e investimenti, anzicche’ tagli, per le Universita’. “Un esempio per tutti delle difficolta’ delle universita’: a Catania il personale di ruolo ha un costo annuo di 175 milioni- ha rilevato Scozzaro- e sono stati assegnati all’Ateneo finanziamenti per soli 156 milioni”. Ne’ soddisfa la Cgil l’ipotesi di un aumento di 150 euro per i ricercatori, definito dal sindacato “un contentino che non risolve niente”.

“Le Universita’ -ha specificato Maggio- hanno bisogno di una riorganizzazione ma diversa da quella del ddl Gelmini. Il punto di partenza infatti –ha specificato- non devono essere i tagli ma gli obiettivi, in questo caso quelli di un sistema universitario che funzioni e che dia una formazione adeguata all’inserimento nel mercato del lavoro e di una ricerca che sia anche collegata al fabbisogno del sistema produttivo. Tutto cio’ e’ chiaro –ha sottolineato la segretaria della Cgil- che richiede investimenti e la valorizzazione di chi come i ricercatori ha consentito finora il funzionamento del sistema, quindi le stabilizzazioni”. Per questi motivi Cgil e Flc hanno avviato oggi incontri con tutti i prefetti dell’isola, affinche’ intervengano a loro volta sull’Esecutivo, e per questo il 6 e 7 ottobre terranno volantinaggi e sit- in nelle piazze delle citta’ mentre per l’8 hanno promosso un’ora di sciopero di tutto il comparto della conoscenza e parteciperanno al corteo promosso dagli studenti medi.

“Al governo - hanno affermato Maggio e Scozzaro-chiediamo un atto di responsabilita’: di fermare l’iter della riforma, discutibile anche per quello che riguarda l’accentramento dei poteri e lo svuotamento delle funzioni degli organi accademici e delle parti sociali, e di ridiscuterne l’impianto. La crisi-hanno concluso- non si risolve distruggendo il sistema formativo e dell’istruzione ma investendo su di esso”.

Comunicati Stampa | 05/10/2010

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