Formazione Professionale: continua la mobilitazione per difendere il lavoro dignitoso contro le proposte irricevibili fatte da Amministrazione e Governo che precarizzano il lavoro. Il 27 maggio sciopero regionale e manifestazione all'ARS

Formazione Professionale: continua la mobilitazione per difendere il lavoro dignitoso contro le proposte irricevibili fatte da Amministrazione e Governo che precarizzano il lavoro. Il 27 maggio sciopero regionale e manifestazione all'ARS
mag 25

Continua la mobilitazione regionale per difendere il lavoro dignitoso e contro le soluzioni irricevibili dell' Amministrazione e del Governo che vogliono precarizzare il lavoro. Martedì 27 maggio, sciopero regionale per rivendicare lavoro, salari e futuro e manifestazione all'Assemblea Regionale Siciliana con sit-in a Piazza del Parlamento a Palermo.

La Dirigente Corsello, di cui la Flc ha chiesto la rimozione, e l’Assessore Scilabra che continua a ripetere al sindacato che ha pronti i disegni di legge di riforma, e intanto non presenta se non sempre le stesse soluzioni che un anno fa’ aveva prospettato, salvo poi non praticarle addossando sempre ad altri le proprie responsabilità e nascondendosi dietro la giaculatoria della lotta alla illegalità del sistema, pensino a trarre le debite conseguenze dalla costatazione dello stato comatoso nel quale hanno ridotto il sistema regionale della formazione professionale.

Paradigmatico è il caso denunziato nei giorni scorse sulla stampa riguardo al CERF, la società consortile pronta ad assumere a tempo indeterminato 408 lavoratori licenziati garantendo anche diritti pregressi degli allievi del Cefop, e impegnandosi ad assumere anche altri lavoratori prelevati dalla platea dei licenziati del Cefop in Amministrazione Straordinaria non viene messo nella possibilità di operare non ostante una procedura attuata sotto il controllo del Ministero dello Sviluppo Economico e del Tribunale fallimentare di Palermo.

La dirigente Corsello afferma che alla Regione costa meno farli lavorare al Ciapi nel progetto Prometeo, – e forse e' vero, ma solo per 7 mesi, non a TI – mentre la stampa di oggi ci consegna presunte irregolarità anche del Ciapi di Priolo, oltre al fuoco d’artificio mediatico al quale ci ha abituato nei mesi scorsi disvelando ciò che la Magistratura ha messo in luce, il “sistema Giacchetto” nel Ciapi di Palermo ormai commissariato e posto in liquidazione.

Noi ci auguriamo, leggendo l’articolo de “la Repubblica”, che parla di riflettori puntati sul Ciapi di Priolo per le presunte irregolarità, che venga al più presto fatta piena luce per sgombrare il campo da ostacoli che rendano ancora più difficile il recupero produttivo attraverso il Progetto Prometeo (oltre 2000 partecipanti alle selezioni per 1415 posti di lavoro), sia pure a termine per i lavoratori degli enti disaccreditati e per i lavoratori licenziati negli anni scorsi.

Sotto un altro versante, le notizie diffuse oggi dalla stampa sul Ciapi, e le dichiarazioni dell’Assessore Bruno, preoccupano in quanto aggravano anche la vertenza che riguarda i 1753 lavoratori sospesi dai loro datori di lavoro o in attesa di essere licenziati dagli enti che invece hanno comunque avviato procedure di licenziamento collettivo, compresi in alcuni casi gli enti disaccreditati, e vede paradossalmente allontanare la soluzione del problema della occupazione, ma vede anche aumentare il rischio che la Sicilia resti, unica tra le regioni, al palo per il Programma della Youth Guarantee e debba sospendere anche l’erogazione di quelle politiche attive del lavoro, particolarmente importanti in questa fase di crisi e che sarebbero imposte dal quadro normativo nazionale.

Questo perché la stessa macchina pubblica dei Centri per l’Impiego non è nelle condizioni di garantirle, essendosi sinora avvalsa secondo le previsioni della legge regionale 24 del 2000, delle professionalità dei 1753, appositamente formati  con almeno tre interventi di riqualificazione finanziati con ingenti risorse pubbliche provenienti dall’Europa,dallo Stato e dalla Regione, a partire dal 1997.

Dopo la lunga e complessa vertenza che nella primavera del 2013, dal mese di marzo fino al successivo mese di giugno vide in piazza migliaia di lavoratori e si concluse con un accordo con il Governo, sottoscritto alla Presidenza, che oggi possiamo dire in larga parte disatteso, e dopo che la vertenza ebbe una ripresa a luglio,ad agosto ed un epilogo alla fine di settembre, con la dimostrazione lampante che nessuna delle soluzioni ipotizzabili per il segmento delle politiche attive poteva più essere praticata perché s era troppo in ritardo, e l’unica possibile era quella dell’affidamento al Ciapi dei 1753 – tanti ne furono selezionati – lavoratori.

A questa scelta improvvisata la Flc dichiarò la propria contrarietà perché nei fatti trasformava il titolo contrattuale dei lavoratori da rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato (quindi quello “tipico” previsto ancora dal vigente ordinamento nazionale), a quello – ancora subordinato – ma a tempo determinato, per la durata dei sei mesi del progetto Spartacus, attenuando sostanzialmente la continuità del lavoro garantita solo da continuità di commesse e dal titolo contrattuale a tempo indeterminato.

Già nel corso della trattativa si affrontò, ed anche nel protocollo d’intesa che ne seguì se ne fa menzione, il tema dei “rapporti di lavoro flessibili” ai quali deve attenersi il Ciapi, in quanto ente pubblico non economico che per il reclutamento assoggettato al dettato del Decreto legislativo 165 del 2001.

Oggi nell’attuale situazione di stallo, si affaccia la ipotesi di un contratto di Collaborazione Coordinata a Progetto, che per la Flc – lo ribadiamo – è inaccettabile, perché porta ad una ulteriore precarizzazione, anche sotto il profilo contributivo, dei lavoratori.

La Flc chiede che venga esplicitato il progetto del Governo, che sempre di più appare non esserci, o se c’è come il Governo afferma, è stato esplicitato soltanto nelle dichiarazioni alla stampa dichiarando “garanzie peri lavoratori” che si stanno dimostrando sempre più vacue ed inesistenti.

La volontà di lottare contro le sacche di illegalità che nel sistema della formazione professionale si sono certamente annidate, come in altri centri di spesa “sovradimensionati” di questa Regione, è lodevole, ma deve cominciare dalla messa in funzione della macchina amministrativa ingessata, che di molte “illegalità” vere o presunte è stata causa, vuoi per l’assenza colpevole dei controlli, vuoi per i ritardi ingiustificabili di procedure già farraginose.

Tornando alla amministrazione, a chi la dirige ed a chi ne ha la responsabilità politica, questi ultimi dovrebbero a nostro modo di vedere trarre le dovute conseguenze; in particolare chi:

-          non ha saputo spendere i fondi europei e nemmeno quelli del PAC; ed il ritardo della spesa e della sua certificazione sia nel dipartimento Istruzione e Formazione che nel Dipartimento Lavoro, produce per i lavoratori ritardi inauditi negli stipendi, che vanno da 12 a 25 mesi, ribadiamo, mentre questi lavoratori sono in costanza di servizio, vanno ogni mattina a lavorare, spesso in sedi distanti, anticipando le spese del trasporto, e garantiscono un servizio ai cittadini siciliani;

-          non ha saputo riorganizzare gli uffici – lo denunziano pure i sindacati della funzione pubblica – e questa mancata riorganizzazione produce l’effetto che i ritardi ed i gap delle rendicontazioni aumentano. Vi sono rendicontazioni da chiudere da almeno 6 o 7 anni, e spesso questi ritardi producono l’impossibilità a svincolare le fideiussioni per gli enti gestori che si trovano in difficoltà tali da ipotizzare la messa in liquidazione degli organismi, quando non la hanno già praticata;

-          come autorità di gestione del FSE, la Dirigente incaricata non riesce ad ipotizzare una rimodulazione delle risorse non spese – affermando che sono tutte impegnate, ma dai conti che ci è dato di conoscere, e dalle ricognizioni effettuate ciò non risulta. Chiediamo che vengano messi in trasparenza, secondo modalità “europee” gli impegni e le quote di cui, se non si procede subito alla rimodulazione e all’utilizzo, la Regione potrebbe perdere la disponibilità;

-          per fronteggiare le emergenze sociali – sia quelle causate dalla “mala gestio” degli “enti canaglia” sia di quelli che non hanno gestito male, ma che rinunciano a gestire o minacciano di farlo per le inadempienze della Regione, ipotizza come sola risposta "diamo più soldi al Ciapi e facciamo lavorare i licenziati a TD, o meglio, a progetto”. Questo sembra essere il vero obiettivo, lo scardinamento del sistema e la cancellazione del CCNL per la FP quale contratto applicato al settore, e la Flc non può condividerlo, anzi vi si opporrà con tutte le sue forze.

La concentrazione di responsabilità sul dirigente generale come i due dipartimenti cruciali per la spesa ingente e perla delicatezza dei compiti istituzionali ad essi assegnati, di Autorità di Gestione del FSE, di Commissario liquidatore di due importanti partecipate sono a dir poco eccessive e pregiudizievoli per efficaci e risolutive soluzioni per la formazione professionale quando non dannose per tutte le altre deleghe sulla scuola pubblica e sul funzionamento di scuole regionali e rapporti con le università nel Dipartimento Istruzione e Formazione; da una parte;

dall’altra, nel Dipartimento Lavoro, rallentano l’attuazione non solo delle politiche attive del lavoro, ma anche di quelle passive e dei controlli ispettivi nelle aziende, ad eccezione di quelli ripetitivi presso gli enti di formazione, che si sono moltiplicati nell’ultimo anno, quale “ravvedimento tardivo” di una amministrazione che dopo avere consentito “ai ladri di rubare l’oro del santo, mette le grate”. In Sicilia, terra dove esiste una non irrilevante quota del PIL realizzata da lavoro nero e grigio, una scarsa attenzione ispettiva significa il perpetuarsi delle distorsioni e della sottrazione alla collettività di quei proventi fiscali che contribuirebbero anche al risanamento dei conti pubblici;

il risultato è che si erogano male i servizi, si rallenta la spesa, e si rinviano le soluzioni, mentre il sistema crolla: gli enti licenziano o falliscono e la sola soluzione che si propone è “Ciapi”, alimentando tra i lavoratori disperati l’illusione di una stabilizzazione impossibile e predisponendo le condizioni anche per il fallimento del nuovo POR – già molto in ritardo – perché non  si può affidare la spesa esclusivamente “in house”, ma, nel rispetto dei principi europei, in particolare di quello della libera concorrenza, devono esse re emanati bandi aperti , e allora, chi parteciperà ai bandi se gli enti sono falliti o inaffidabili?

Forse chi dirige difende interessi “indicibili”? Afferma di volere affidare al Pubblico tutta la materia inerente alle politiche attive del lavoro, ma fino al recente passato propugnava l'accreditamento delle agenzie per il lavoro private come quelle che operano in altre regioni, mentre pensava anche alla costituzione di una “AFOL” mista pubblico-privata, sul modello di quella che esiste nella provincia di Milano? Ma potrebbero funzionare nella drammatica situazione imprenditoriale,economica e occupazionale questi modelli liberisti se non temperati da un forte intervento pubblico?

Forse si vuole affermare l’idea che ai bandi partecipino senza concorrenza le agenzie formative legate a Confindustria, CNA, o ad altri soggetti finora storicamente – e, secondo la Flc, erroneamente, perché nel formare al lavoro è importante la presenza di chi il lavoro utilizzerà – non sufficientemente coinvolti nei piani regionali dell’offerta formativa finanziati secondo le previsioni della legge regionale fino al 2010?

Anche l’Assessore Scilabra, quando parla di innalzare la qualità della formazione finalizzata ai giovani, e di innalzarla attraverso l'apertura di un "secondo albo" aperto ai precari della scuola, al di là della facile demagogia di chi tenta di parlare ad altri precari in cerca di occupazione, non propone nessun progetto realmente praticabile, ma solo una “idea sostitutiva”. La Flc non ritiene che il solo sistema di innovare sia distruggere quanto – poco – di buono vi fosse nel precedente per fare subentrare il successivo: forse che un piano di investimenti sulla riqualificazione e sulla certificazione delle competenze del personale esistente, anche attraverso accordi di programma con l’Ufficio Scolastico Regionale del MIUR e le Università siciliane non sarebbe stato possibile nei due anni precedenti?

Oggi ci troviamo sul fronte aperto dello scontro con la presunta “rivoluzione di Crocetta, il Presidente dichiara che verrà in Piazza del Parlamento a manifestare con i lavoratori che nella giornata di martedì numerosi si affolleranno lì per dimostrare la propria rabbia e le proprie ragioni, di fronte al Parlamento più antico d’Europa, e forse anche il più inconcludente.

Quello che oggi rimproveriamo al Governo è l’assenza di progetto, la troppa demagogia, le promesse non mantenute, e di queste, prima o dopo, il Presidente, i suoi assessori, i dirigenti della regione che si sono dimostrati incapaci a trovare le soluzioni che a loro competeva ricercare, saranno chiamati a rendere conto dalle persone anche quelle che nel sistema regionale della formazione professionale operano, che ormai hanno superato la soglia di sopportazione

Flc e Cgil già dall’ottobre del 2012, appena eletto Crocetta Presidente, e nelle successive interlocuzioni col Governo regionale, fino alla rivendicazione iniziata nel mese di marzo del 2013, hanno sempre chiesto il ripristino di legalità, la messa a sistema delle professionalità e la riorganizzazione della pubblica amministrazione perché gli uffici fossero adeguati a gestire l’ingente mole di spesa, con adeguati controlli ma con altrettanto celeri ed efficaci procedure,ed un piano straordinario di ammortizzazione sociale.

La Flc ritiene che il sistema della formazione professionale debba essere profondamente ripensato, mettendolo in stretta correlazione con i sistemi dell’istruzione e della formazione universitaria e con i bisogni del mercato del lavoro, per attuare meglio politiche formative e transizionali, nuova accezione delle politiche attive del lavoro, e che ciò vada fatto nella specificità siciliana salvando quanto di meglio c’è nell’attuale sistema : i lavoratori, il loro portato professionale e qualche modello organizzativo già operante.

Ciò potrà avvenire solo se ci sarà la necessaria gradualità, e allora serve che il Governo si assuma la propria responsabilità e tragga le debite conseguenze: rimuova chi non è stato capace di individuare le soluzioni, avvii ogni percorso utile a rassicurare persone e organismi, chiuda i rendiconti ed eroghi le risorse, facendo “respirare” i lavoratori, e negozi con il Governo nazionale un piano straordinario di ammortizzazione sociale per coprire quelle situazioni dove l’incapacità della amministrazione ha prodotto solo danni e ritardi.

Rispetto al presunto favore della Cgil perla la soluzione dell’affidamento agli enti del Programma Youth Guarantee, la Flc e la Cgil hanno sempre e soltanto sostenuto la necessità che per rendere utilizzabile il Programma, venissero garantite anche prioritariamente l’occupazione dei lavoratori capaci di attuarlo - prima il lavoro dignitoso – dovunque esso sia, in maniera compatibile con i servizi che i lavoratori possono svolgere, non disperdendo le loro professionalità formate e maturate negli ultimi 17 anni, e per non vanificare le ingenti risorse pubbliche investite nei tre programmi di riqualificazione di cui questo personale è stato destinatario a partire dal primo intervento del 1997.

La Flc difende l’occupazione ed i lavoratori dei comparti che rappresenta, in una visione confederale che guarda alla Sicilia, alla sua evoluzione, ad un modello diverso sviluppo che veda la riqualificazione della spesa pubblica al servizio dei cittadini, il pieno utilizzo di tutte le risorse disponibili per la crescita e per l’occupazione, per fare davvero entrare la Sicilia in Europa, e perché essa divenga un ponte con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Non siamo affezionati al Ciapi e nemmeno agli enti, le cui distorsioni da anni abbiamo denunciato. Siamo però consapevoli che le sole risorse oggi disponibili nel disastroso stato in cui versa il bilancio per la Regione Siciliana sono i fondi strutturali, che devono essere spesi secondo le regole europee, e la Regione deve imparare a non perderne neanche un centesimo.

Per queste ragioni la Flc sarà in Piazza del Parlamento a Palermo martedì 27 maggio, alla ripresa dell’attività parlamentare, insieme con la Cisl Scuola e la Uil Scuola, a chiedere il rispetto degli accordi, la identificazione delle soluzioni, e per rivendicare quanto già noto a tutti i lavoratori del comparto, ed è scritto nella piattaforma rivendicativa alla base della proclamazione dello stato d’agitazione e dello sciopero, dal pagamento degli stipendi alla certezza del lavoro, per tutte e tre le filiere della Formazione, dell’Istruzione e della Formazione Professionale e della filiera Orientativa e delle Politiche Attive del Lavoro.

scarica la proclamazione dello sciopero

Formazione professionale | 25/05/2014

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