Formazione professionale: il “Miraggio del Lavoro” promesso dal Governo Regionale si allontana sempre di più, verso le “sabbie mobili” della campagna elettorale.

Formazione professionale: il “Miraggio del Lavoro” promesso dal Governo Regionale si allontana sempre di più, verso le “sabbie mobili” della campagna elettorale.
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Frustrate le speranze dei pochi lavoratori ancora in costanza di rapporto di lavoro e dei molti disoccupati in attesa di reimpiego nel settore della formazione professionale: pubblicata oggi dal Consiglio di Giustizia Amministrativa l’Ordinanza sulla richiesta di sospensiva per l’Avviso 8, emanata il 31 luglio scorso

L’attesa ordinanza del massimo organo della giustizia amministrativa in Sicilia sembra spegnere ogni speranza per il ritorno in servizio dei pochi lavoratori ancora in costanza di rapporto di lavoro che, avendo ormai esaurito tutte le forme di ammortizzazione sociale, sono stati costretti ad accettare ogni forma di sospensione concordata con i propri datori di lavoro pur di rimanere “formalmente” occupati, e che, ancor di più veniva guardata con interesse dalle migliaia di disoccupati in attesa di forme di reimpiego sia pure frammentario e parziale nel rispetto di quella pur blanda priorità a garanzia sociale esplicitata dall’Avviso pubblico.

Dall’esito dell’Ordinanza dipendeva una accelerazione che avrebbe potuto portare in aula gli allievi entro la fine dell’anno, e, nel contempo, garantire il lavoro a poco meno di 3000 persone, oggi i tempi si allungano.

Nell’Ordinanza che appare prevedere la sospensiva dell’avviso, tra i motivi accolti però sembrano trovare conferma le precedenti ordinanze del TAR, che avevano prodotto l’azione in autotutela della amministrazione regionale a modifica dei criteri A1 ed A2 dell’Avviso, producendo di fatto una nuova graduatoria degli ammessi con un diverso atto amministrativo.

A questi si aggiungono ulteriori motivi considerati accogliibili ad un primo e sommario esame dal CGA, che riguarderebbero criteri selettivi (B4 e B5) che avrebbero dovuto consentire di selezionare soggetti che possedevano di già requisiti di affidabilità e capacità organizzativa, sia pure auto dichiarati, prima della aggiudicazione delle azioni, e non da acquisire successivamente, come in molti casi potrebbe avvenire.

Se per l’Avviso 8, che mette a bando la formazione per i giovani fuori dall’obbligo d’istruzione, si dovrà ancora attendere per avere certezze di avvio, per la filiera dell’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), che si rivolge ai giovani minori soggetti all’obbligo d’istruzione, le recenti pubblicazioni dei decreti di autorizzazione per i primi ed i secondi anni del sistema, e dei primi e dei secondi anni del “sistema duale”, che si rivolge anche a giovani dispersi soggetti all’obbligo formativo, si è vista una forte riduzione dei finanziamenti agli enti che storicamente operano nel settore, e si è registrata la presenza di soggetti meno storicizzati.

In ogni caso, per la FLC CGIL, le previsioni di legge sulla scelta dei giovani del “secondo canale dell’istruzione” – che non abbiamo mai completamente condiviso – sono state rese inattuabili dai tagli ai finanziamenti, e rendono difficilmente praticabili percorsi di qualità, che debbono per principio avere la stessa valenza dell’Istruzione scolastica, ma sui quali non vi è alcuna garanzia.

Inoltre, come prevedibile vista la considerazione del Governo per i corpi intermedi, senza alcun confronto preventivo con le organizzazioni sindacali, è stata assunta dalla Giunta di Governo la Delibera 307 del 26 luglio 2017 “Linee Guida per la realizzazione dei percorsi di istruzione e formazione professionale - Modifica deliberazione della Giunta Regionale n. 212 del 10 luglio 2014”. Sulle nuove linee guida la FLC si riserva una attenta e critica valutazione, limitandosi, oggi, a criticare il metodo.

In ultimo la vicenda delle “politiche attive del lavoro”, dopo incontri su incontri, articoli di legge, cambi di assessori, pubblicazioni di cronoprogrammi e allargamento delle scelte operative, prima verso le donne, poi verso la intera platea delle famiglie che hanno necessità di “Sostegno alla inclusione attiva” (SIA), come nell’ultima proposta dell’Assessore alla Famiglia, per i circa 1800 operatori dell’Elenco unico ad esaurimento il Governo immagina l’affidamento diretto al CIAPI, che potrà ricorrere al bacino dei così detti “ex sportellisti”, di una serie di progetti (almeno due), che darebbero una occupazione temporanea e precaria ma senza certezza né dei numeri degli operatori coinvolti, né della durata degli stessi progetti.

Siamo ancora allo stallo: la Regione Siciliana con la sua enorme macchina amministrativa (che comprende anche circa 1800 addetti ai Centri per l’Impiego) non è in grado di adeguarsi alle sia pure pessime riforme nazionali in materia di politiche del lavoro, sia attive che passive, sconta ritardi culturali oltre che organizzativi, e stretta come è tra le pulsioni demagogiche e populiste e il legittimo bisogno di lavoro di coloro che lo hanno perso (e tra questi anche coloro che nel passato, “nelle more della riforma di Centri per l’impiego”, come recitava la legge regionale 24 del 2000 che aveva consentito la istituzione degli Sportelli multifunzionali), non appare in grado di fornirsi di strumenti strutturali, se non immaginando la creazione di vaste sacche di precariato, e l’affidamento diretto “in house providing” di attività al CIAPI, ente strumentale della Regione.

Certo il CIAPI non ha dato grandi prove di efficacia e di efficienza negli anni scorsi, gestendo il progetto “Spartacus” ed una parte della “Garanzia Giovani”, e, giova ricordarlo, anche uno “spezzone” di attività formative, il progetto “Prometeo” (attività ritagliate sui fondi risparmiati dal finanziamento di enti ai quali era stato revocato l’accreditamento, che non sono tuttavia arrivate fino in fondo, visto che il CIAPI non è riuscito a fare partire tutte le aule finanziate, affidategli direttamente, sia per le carenze logistiche che organizzative, sia per il mancato reperimento degli allievi).

Questo per dire che, non ostante le scelte intraprese dal Parlamento Siciliano, i meccanismi di affidamento in house sono possibili solo a certe condizioni, e perché queste si verifichino bisogna attenersi strettamente alle piste di controllo previste dai regolamenti europei, e la tempistica non appare così rapida, non ostante dall’ARS venga il sostegno di deputati che insieme con i lavoratori stremati (e solo a questi ultimi va tutto il nostro rispetto) scendono in piazza e intraprendono scioperi della fame.

Per quanto riguarda il sindacato, che non demorderà dal suo ruolo, il governo Crocetta ha fallito, in questo settore sventurato e terreno delle più nefande incursioni di faccendieri, vecchi e nuovi, più interessati al fiume di denaro europeo in gioco che al benessere formativo dei siciliani.

Alle promesse non sono seguiti fatti se non marginali, sporadici, più utili a rientrare nelle regole comunitarie quel tanto che basta per garantire che la spesa possa essere effettuata, senza fretta, tanto utenti, disoccupati e cittadini possono attendere.

Senza che nessuno in Giunta di Governo abbia avvertito la necessità di considerare la crisi del settore alla stessa stregua delle grandi aree di crisi industriale; al Presidente Crocetta ed ai suoi assessori basta fare proclami roboanti, più utili alla propaganda che alla garanzia dei diritti delle persone, degli utenti della formazione come degli stessi lavoratori e disoccupati.

La Sicilia dovrà attendere, ancora una volta, mentre incombe la campagna elettorale che si preannunzia dura e senza esclusione di colpi, tra populismi vecchi e nuovi, ed ai siciliani rimarrà soltanto il rammarico per le occasioni perdute, a causa delle scelte demagogiche che hanno impedito a questo Governo di affrontare i veri problemi, chiamando le cose con il proprio nome ed agendo celermente per le riforme e per il risanamento del bilancio come questo sindacato chiede, inascoltato, da lunghi anni.

Formazione professionale | 02/08/2017

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