Il Governo rischia di mettere in discussione l'Accordo Quadro sulla formazione professionale per riformare il sistema.

Il Governo rischia di mettere in discussione l'Accordo Quadro sulla formazione professionale per riformare il sistema.
giu 09

Che il sistema regionale della formazione professionale fosse ormai decotto, non solo profondamente malato, la Cgil e la Flc lo avevano denunciato per tempo, e che la crisi fosse irreversibile e rischiasse di trascinare anche quelle parti sane ancora esistenti, e di fare pagare scotti elevatissimi ai lavoratori che a torto o a ragione vi erano impiegati, era storia nota.

Conoscevamo anche la inaffidabilità di questo Governo, che per quattro anni ha proclamato volontà riformatrici, alla stregua dei precedenti, ed ha sottoscritto patti per poi puntualmente disattenderli, ma avevamo scommesso sulla ineluttabilità di un patto dettato dalle forze sociali e imposto dalla attuale crisi economica, di cui tutti gli interlocutori istituzionali, parlamento compreso.

Con sano realismo sindacale avevamo condiviso l’obiettivo di utilizzare i diversi canali di finanziamento, facendo ricorso al Fondo Sociale Europeo, per finanziare prima gli sportelli multifunzionali, e poi anche ipotizzando di finanziare una parte del piano formativo del 2011, mettendo in campo una rinnovata capacità di attivare la spesa sui fondi comunitari.

Tutto questo sarebbe dovuto avvenire misurandosi con un uso adeguato e severo di strumenti di tutela sociale, alcuni già esistenti e altri da costruire.

Tutte le parti che sottoscrivono accordi, ma proprio tutte, non solo qualcuna, devono sapere che ci vuole volontà forte, e non solo calcolo politico, per perseguire risultati stabili, e che il Governo, con noi ha sottoscritto accordi che devono essere rispettati in tutti i loro aspetti.

Ma appare paradossale alla luce dell’ultimo incontro con il Presidente Lombardo, l’Assessore Centorrino e il Dirigente del Dipartimento Istruzione e Formazione, l’ammissione dell’incapacità di attivare in tempi compatibili con l’Accordo Quadro, le misure per rendere prontamente esigibili gli strumenti necessari, a partire dagli avvisi pubblici.

La soluzione proposta dal Governo sarebbe quella di rendere –forse – disponibili, e per quest’anno,  risorse a valere sul bilancio della regione per completare il finanziamento del piano formativo; con molta probabilità si tratta dell’ennesimo assegno scoperto che non sarà onorato.

Con l’ennesima alchimia, ci viene detto: si potranno trovare in “assestamento di bilancio” entro l’estate, o forse in autunno, e non si dice quante e quali, e soprattutto da dove verranno prelevate.

Le condizioni ed i guasti strutturali del sistema avrebbero indotto a questa soluzione, altrimenti le situazioni debitorie degli enti, che l’amministrazione non è in condizione di certificare se non in un limitatissimo numero dei casi, e altre condizioni di criticità, avrebbero potuto inficiare l’uso degli avvisi e la loro applicabilità.

Come dire: se il sistema è inadeguato e cade a pezzi, invece di identificare ed espellere i soggetti che a qualche titolo hanno avuto comportamenti inadeguati e forse fraudolenti, e studiare insieme alle forze sociali ed al governo nazionale un vero piano di ristrutturazione, si sceglie di turarsi il naso e fare finta di niente, e continuare ad operare come se nulla fosse.

Questo mentre le condizioni di vita e di lavoro di migliaia di lavoratori peggiorano ed aumenta la loro condizione di precarietà, che si aggrava sotto ogni profilo, e mentre parlare di applicazione del contratto, di ripristino del quadro dei diritti sanciti dalle norme, diviene sempre più improbabile, e le condizioni del lavoro si aggravano sempre di più non solo negli enti “in crisi”, non presso i datori di lavoro “canaglia”, ma presso tutti i luoghi di lavoro, anche quelli fino a poco tempo fa’ considerati “sani” ed “invidiabili”, sempre con le dovute prese di distanze in un sistema ambiguo nel quale tutti hanno avuto colpe, gestito cointeressenze e sviluppato pericolose contiguità con ambienti “poco raccomandabili” indegnamente ospitati in alcune prestigiose sedi istituzionali.

Intanto anche una parte del costo degli sportelli multifunzionali (quello dell’avviso 2, a valere del PAR FAS) sarebbe stato elevato a misura e caricato definitivamente sul Fondo Sociale Europeo, e le procedure di questo transito producono anche lì ritardi, che, guarda caso, implicano sofferenze che il Governo sottovaluta e non giustifica, soprattutto per chi? Ma naturalmente per primi per i lavoratori!

C’è come una regia nel voler creare l’esasperazione della piazza, il rigurgito dell’antipolitica, la esplosione popolare, per poter dire, anche per quest’anno, è meglio non cambiare nulla, c’è bisogno della opportuna gradualità, troviamo le risorse sul bilancio, e diamo a tutti gli enti quello che chiedono, pur di fare passare due principi: parametro unico e ricorso al mercato.

Il parametro unico è una definizione che per anni abbiamo perseguito e sostenuto perché è un elemento di trasparenza che evita le illegalità, ma solo se assieme ad esso è saldo il  principio della “responsabilità” degli enti, ed il ricorso al mercato è un elemento di normalizzazione ma solo se mitigato da strumenti di tutela sociale.

Ma perché fino a quindici giorni fa’ questo non era possibile, ed ora, improvvisamente, lo diviene? Che cosa è veramente cambiato? Dove saranno reperite le risorse, a spese di chi, di quali settori sociali o produttivi, di quali infrastrutture, di quali progetti di sviluppo locale? E per consentire che cosa? Il mantenimento del lavoro di migliaia di persone o l’assunzione di centinaia di altri collaboratori, lavoratori a termine, consulenti?

Anche le “criticità” degli enti decotti, andavano affrontate con coraggio e tempestività, e invece la indecisione ed i tentennamenti stanno producendo e produrranno danni inenarrabili sempre e soltanto per i lavoratori interessati.

Certamente questa non è e non può essere, la risposta sul riordino del settore sulla quale ci siamo impegnati. A questa crisi si può dare risposta solo aprendo un vero tavolo di crisi che sia di confronto tecnico – politico, abilitato a trovare soluzioni ai problemi, sia con le Parti Sociali, sia con il Governo nazionale.

Il Governo lombardo e l’assessore Centorrino prendano atto che nell’ambito della formazione professionale l’idea del cambiamento che avevano annunciato e proposto resta l’ennesimo titolo privo di contenuti concreti capace solo di fare arretrare ulteriormente e peggio che nel passato dignità, tutele e diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto.

Per la CGIL e la FLC restano gli impegni assunti con l’Accordo e in questo quadro chiediamo a tutti di rinnovare l’impegno e al Governo risposte certe e in tempi immediati. 

Comunicato CGIL e FLC 

Formazione professionale | 09/06/2011

prossimieventi

socialnetwork

areariservata

login
password persa?