L’Università pubblica che vuole la Gelmini: povera per tanti e... per pochi forti. Facciamo ripartire il popolo dell’Onda!!

L’Università pubblica che vuole la Gelmini: povera per tanti e... per pochi forti. Facciamo ripartire il popolo dell’Onda!!
set 18

Il ddl Gelmini sul sistema universitario, in discussione in Parlamento, produce già i suoi primi effetti devastanti. Ancora non è legge è già gli Atenei sono bloccati e senza la possibilità, in moltissimi casi, di assicurare il regolare avvio dell’anno accademico.

A rischio il funzionamento delle Facoltà per la riduzione insostenibile delle risorse finanziarie del Fondo di Funzionamento Ordinario con il contestuale aumento progressivo delle tasse universitarie con una media del 20% l’anno. Scompaiono quasi del tutto i servizi agli studenti (borse, case, mense) e i corsi di laurea, sempre di più a numero chiuso, diventano solo per pochi.. Si licenziano migliaia di ricercatori che hanno sorretto, e sorreggono, l’attività didattica garantendo la formazione agli studenti.

Questa è la riforma voluta dal ministro Gelmini; una riforma che peggiora le condizioni attuali che  salvaguarda il potere dei pochi, e che colpisce i più deboli, cioè studenti e ricercatori, precari e non. Quanto accaduto alla facoltà di lettere di Palermo, ne sono una drammatica testimonianza.

I fatti avvenuti all’Università di Bologna, con la decisione del Senato Accademico di sostituire i ricercatori che si astengono dalle attività didattiche non previste dai loro contratti, sono da condannare perché si mina alla base il diritto di sciopero attraverso modalità non previste. Non si può spegnere la protesta democratica aggirando l’ostacolo, anziché affrontarlo e rimuoverlo.  Una decisione grave che non và emulata e per questo facciamo appello ai Senati Accademici degli Atenei siciliani.

Il  problema è di tutti, perché con questa politica dissennata l'Italia diventerà molto presto un Paese socialmente e culturalmente più povero. Mentre tutti i paesi evoluti investono massicciamente in formazione e ricerca, in Italia si approfitta della crisi per smantellare scuole, università ed enti di ricerca. Il prezzo da pagare sarà ben più oneroso dei risparmi ottenuti: abbandonare all'ignoranza le generazioni future avrà costi economici e sociali insostenibili per il Paese. Attaccare la formazione e la ricerca abbasserà il livello di benessere dei cittadini e renderà impossibile affrontare le sfide del futuro e la stessa convivenza civile.

La FLC Cgil, che ha messo al centro della propria mobilitazione la qualità e la stabilità del lavoro per governare i necessari processi di cambiamento in tutti i settori della conoscenza, continua la mobilitazione e insieme ai ricercatori, ai docenti ordinari e associati, agli studenti, promuoverà la settimana di mobilitazione nelle Università e degli enti di ricerca pubblici a partire dal 4 ottobre.

La FLC Cgil auspica il coordinamento delle proteste di tutti coloro che lavorano nel settore della Conoscenza (Scuola, Università e Ricerca) per difendere tutti insieme il diritto dei cittadini ad avere un futuro di crescita e sviluppo culturale e civile nel Paese.

Università | 18/09/2010

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