La Flc è critica sulla Commissione consultiva istruzione e formazione insediata dal Presidente della Regione e chiede chiarezza all’Assessore Centorrino.

La Flc è critica sulla Commissione consultiva istruzione e formazione insediata dal Presidente della Regione e chiede chiarezza all’Assessore Centorrino.
giu 30

Apprendiamo dalla stampa che si è insediata il 29 giugno a Palazzo d'Orleans la Commissione consultiva per le problematiche inerenti la pubblica istruzione e la formazione professionale, nominata dal Presidente della Regione siciliana.

Questo avviene all’improvviso e senza che alcuna informazione sia stata data precedentemente, eppure le organizzazioni sindacali hanno incontrato appena dieci giorni prima, il 18 giugno, il Presidente Lombardo e l’Assessore Centorrino, per la vertenza della formazione professionale, e il segretario generale della Flc Sicilia aveva rammentato come da tempo fosse stato chiesto al Governo di incontrare le organizzazioni sindacali per i gravi problemi che attraversano il sistema dell’istruzione, della formazione e delle università siciliane.

Allo stesso modo, da alcuni contatti informali con la stampa, apprendiamo che l’Assessore Centorrino sarebbe intenzionato a portare in Giunta la proposta di riforma amministrativa e legislativa del sistema della formazione professionale che era stata presentata nell’incontro del 18 giugno, verbalmente e senza consegnare alcun documento.

A proposito di questo schema, che abbiamo sommariamente commentato nella notizia sull’incontro del 18 giugno, riservandoci di esprimere un parere solo dopo avere letto una proposta formale, oggi, pur senza avere potuto vedere una proposta formalizzata, esprimiamo forti perplessità.

Il passaggio da sovvenzione a convezione con i soggetti gestori non fa altro che rispecchiare quanto già previsto dal 1978 dalla legge quadro nazionale ed attuato nella sostanza già da almeno un decennio in Sicilia, non ostante la legge regionale 24/76 prevedesse nel passato la sovvenzione.

L’istituzione di un albo degli operatori sembra una presa in giro, visto che l’albo esiste, era previsto dalla legge regionale, è stato pubblicato sulla GURS del 1marzo del 1997, e se non è stato aggiornato, in violazione della legge, dipende soltanto dalla inefficace azione della amministrazione, che dando gambe alla volontà della politica ha consentito di allargare a dismisura il bacino degli operatori. Se, invece, si tratta di un nuovo albo, l’Assessore ci dica come e quando pensa di modificare la legge 24.

Sulla ipotesi di utilizzare il personale della formazione professionale, iscritto all’albo, per garantire il tempo pieno nelle istituzioni scolastiche, illustrata il 18 dall’Assessore Centorrino, la Flc Sicilia chiede che si chiarisca a quale tempo pieno si riferisce, perché quello che conosciamo, l’unico previsto dagli attuali ordinamenti, è il tempo pieno della scuola primaria e ci risulta davvero difficile immaginare che operatori della formazione professionale, portatori di altre professionalità, possano interagire con i bambini dai 6 agli 11 anni.

Altrimenti, se si trattasse di altri modelli di integrazione, o del tempo prolungato nella scuola media, l’Assessore dovrebbe chiarire prima, nel confronto con le organizzazioni sindacali, che cosa intende e se ha valutato quali implicazioni questa scelta potrà comportare su lavoratori della formazione professionale ed i lavoratori precari della scuola che in questo momento vengono licenziati per i tagli operati dal Governo nazionale.

L’integrazione tra sistemi diversi può essere un modo per arricchire l’offerta formativa, ma solo se si tratta di progetti organici e dove ogni sistema assolve ai propri compiti istituzionali.

Anche rispetto alla integrazione nei percorsi in obbligo di istruzione e formazione, l’Assessore il 18 giugno ha parlato di un “albo dei precari della scuola” dal quale attingere, e chiediamo che ci chiarisca se intenda istituire un altro albo, o se si riferisce alle graduatorie previste dalla legge e dalle norme vigenti.

Altre previsioni che ci ha illustrato – accorpamento degli enti con scarso volume di attività, blocco delle assunzioni, estensione del fondo di garanzia, accompagnamento alla pensione ed incentivazione all’esodo, individuazione di un parametro unico di costo, obbligatorietà della regolarità contributiva, revisione delle norme sull’accreditamento per renderle più selettive - potrebbero trovare la nostra condivisione, anche perché fanno parte delle nostre rivendicazioni da molto tempo, ma dovremmo conoscere quali sono le reali intenzioni dell’Assessore sul “come fare” oltre all’enunciazione dei “titoli”.

Prevedere l’inizio delle attività in coincidenza del calendario scolastico sembra partire da un’idea scuolacentrica. Questa previsione, di cui ci ha informato l’Assessore il 18 giugno, è utile nell’ambito dell’obbligo d’istruzione e formazione, ma per quest’ambito è già così oggi. Se fosse generalizzato, senza dare soluzione ai problemi attuali – in primo luogo alla sovrabbondanza dell’offerta rispetto alla utenza potenziale – introdurrebbe soltanto ulteriori elementi di rigidità, soprattutto per gli ambiti della formazione continua e permanente, che se vogliono intercettare fabbisogni reali e raggiungere l’utenza, dovrebbero invece divenire molto più flessibili.

In fin dei conti non sembra una modifica risolutiva, a meno che non si pensi solo ad una surrettizia estensione di un modello di formazione scolasticistica oltre all’obbligo di istruzione e formazione così come è definito dalla legge. Questo modello, oltre che surrettizio, sarebbe lontano anche dalle previsioni dell’accordo tra Ministero del Lavoro e Parti Sociali del 17 di febbraio scorso, che sostiene un modello formativo non scolasticistico.

Da quello che l’Assessore ci ha comunicato il 18 giugno, e che attendiamo ancora di potere leggere in una proposta formale sulla quale poterci confrontare, alle indiscrezioni odierne che ne danno prossima la deliberazione in Giunta, oltre che per la notizia dell’insediamento della Commissione appresa dalla stampa, appare ancora una volta come il Governo pensi di potere eludere il confronto con le organizzazioni sindacali e quanto sia dilettantistico l’approccio a problemi gravissimi che affliggono decine di migliaia di lavoratori e cittadini Siciliani, rischiando di mettere lavoratori contro altri lavoratori generando guerre tra i poveri di cui non si avverte alcun bisogno, pur di non incidere realmente sulla radice dei problemi, sull’approccio clientelare della peggiore politica, oggi reso ancor più grave e immorale dalla scarsa disponibilità del bilancio regionale e dalla crisi economica e sociale che attraversa il paese.

Formazione professionale | 30/06/2010

prossimieventi

socialnetwork

areariservata

login
password persa?