Formazione professionale: sistema allo sbando e senza direzione, i lavoratori restano abbandonati, vittime collaterali di faide, guerre guerreggiate e guerre sante. Il Governo faccia le sue scelte, costruisca occasioni di lavoro o se ne vada.

Formazione professionale: sistema allo sbando e senza direzione, i lavoratori restano abbandonati, vittime collaterali di faide, guerre guerreggiate e guerre sante. Il Governo faccia le sue scelte, costruisca occasioni di lavoro o se ne vada.
giu 07

Nei giorni della settimana scorsa sulla stampa nazionale e regionale è impazzata la polemica tra il sottosegretario all’Istruzione Faraone e l’Assessore regionale Lo Bello alla quale il Ministero rimprovera, con una lettera della Dirigente del MIUR Palumbo, il mancato avvio delle terze annualità della Istruzione e formazione professionale in Sicilia.

Vale la pena di ricordare che la Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), dopo alcuni anni di sperimentazioni, dal 2010 è una filiera “ordinamentale”, che consente di conseguire una delle 22 qualifiche definite in accordo tra lo Stato e le regioni espletando anche l’obbligo d’istruzione: il “secondo canale” di scelta, alternativo alla scuola secondaria di secondo grado.

Il Ministero ha minacciato di commissariare la Regione per la materia, e l’Assessore Lo Bello ha polemizzato rivendicando le maggiori risorse – chieste e non ricevute – dal suo collega Assessore al Bilancio, Baccei, considerato non un componente dello stesso governo regionale, ma un “commissario – plenipotenziario” inviato da Roma.

Sfugge ai due contendenti di quella che sembrerebbe una faida, che le vere vittime di questa diatriba sono gli allievi, che, per conseguire una qualifica triennale debbono impiegare fino a oltre cinque anni, come molte volte la FLC ha denunziato da questo sito ed alla stampa.

Questo è ciò che avviene, se si considerano tutti i ritardi che la Regione Siciliana matura nell’avvio e nel finanziamento di questa filiera formativa, particolarmente delicata se si pensa che è quella scelta dai giovani provenienti dalle fasce più emarginate della società siciliana, in cerca di un più veloce ingresso nel mondo del lavoro.

L’Assessore Lo Bello e il Viceministro Faraone ne fanno un terreno di scontro politico, ma nessuno dei due prova ad immaginare una soluzione realistica. La FLC ritiene che indipendentemente di chi ne abbia la competenza, e da dovunque vengano i soldi (bilancio regionale, ministeri, unione europea o altre fonti), non debba più essere disatteso il diritto dei ragazzi che si avvalgono di questa opportunità, finché questa è prevista dagli ordinamenti, giusto o sbagliato che sia.

Altre vittime, altrettanto vere, “danno collaterale” di questo scontro, sono i formatori ed il personale degli enti di formazione impegnati in questa filiera, che vivono ormai da anni il dramma di una sempre maggiore precarietà, che sono sottoposti alle riduzioni dell’orario di lavoro dei contratti di solidarietà, ai licenziamenti ed ai ritardi cronici ormai storicizzati delle retribuzioni, eppure dovrebbero essere quelli del sistema regionale della formazione professionale più garantiti, perché afferiscono a quella parte del sistema “ordinamentale” che proprio per questo dovrebbe essere meno aleatoria.

Nello stato di sofferenza del settore, non stanno meglio i lavoratori che operano nella formazione ordinaria, quella finanziata, tra tagli di ore e tagli di parametri, l’anno scorso e quest’anno con i finanziamenti del “Piano straordinario per l’occupazione: priorità Giovani”, le cui risorse tratte dai fondi del “Piano Azione Coesione” (PAC) sono state oggetto di contenzioso col Governo nazionale.

Il piano formativo è ormai agli sgoccioli per quest’anno, le sue attività dovranno concludersi entro luglio ed al massimo ad ottobre, anche se molti enti aspettano ancora i decreti di finanziamento e non hanno nemmeno potuto avviare le attività, mentre nulla si sa della nuova programmazione, nel silenzio della amministrazione regionale.

D’altra parte, l’amministrazione è stata troppo impegnata a difendersi dal fuoco di fila delle cause promosse da enti gestori. Cause sull’accreditamento, sull’extrabudget, sulle distorsioni ingenerate da dirigenti insufficienti ed assessori incompetenti e inadeguati, che nel recente passato, lanciati in crociate e guerre sante per “bonificare il sistema”, hanno lasciato il terreno coperto di vittime, sempre tra i lavoratori certamente incolpevoli delle “malefatte” vere o presunte dei propri datori di lavoro. Peccato che la “guerra santa”, oltre a generare “vittime collaterali” veda anche soccombere l’amministrazione nei giudizi, come  stato reso più volte noto dalla stampa.

Un esempio per tutti: la recente sentenza del TAR Palermo sul CEFOP in Amministrazione Straordinaria ed il CERF, che ha dato ragione ai due enti e che produrrà certamente un danno finanziario notevole alla Regione, ed ai contribuenti, mentre i 408 lavoratori che avrebbero potuto essere al lavoro hanno ormai esaurito ogni forma possibile di tutela sociale e sono costati all’erario anche il costo degli ammortizzatori sociali.

Sul versante delle politiche attive del lavoro, l’amministrazione regionale, stavolta quella del Lavoro, ha più volte cambiato cavallo. Prima dal 2000 al 2013 puntando sugli enti gestori, che in via sussidiaria, in convenzione con la Regione, gestivano i servizi per il lavoro finanziati attraverso il bilancio della regione e col Fondo Sociale Europeo impegnando oltre 1700 lavoratori (mentre in tutto il paese i Centri per l’Impiego pubblici avevano la titolarità dei servizi per il lavoro e ne delegavano alcuni, dopo il 2003, alle Agenzie per il Lavoro).

La Regione Siciliana, invece, dal 2013 è passata a puntare sul CIAPI di Priolo, suo ente strumentale, affidandogli i 1700 lavoratori, impegnati prima per sei mesi con il progetto “Spartacus” e poi per altri tre per un fallimentare avvio di “Garanzia Giovani”; questi lavoratori sono stati illusi, lasciati a coltivare il “sogno proibito” della regionalizzazione, e adesso in tanti rischiano di essere abbandonati.

Infatti, ecco l’ultimo “contrordine”! Si è avviato, con un paio di “stop and go” l’accreditamento delle Agenzie per il lavoro (APL), con una idea “cooperativa” e non competitiva tra pubblico e privato, il funzionamento e la efficacia delle quali sono ancora tutti da verificare, sia per la reale capacità di fluidificare il mercato del lavoro bloccato nell’isola, e di ridurre gli altissimi tassi di disoccupazione, sia, sotto l’aspetto del mantenimento della occupazione e del reddito dei 1700 lavoratori, che noi rappresentiamo alla stessa stregua degli altri del sistema regionale della formazione.

Quanto al reddito, o meglio, al sostegno al reddito, anche per le politiche passive del lavoro, i lavoratori del “non sistema regionale della formazione professionale” non hanno goduto di grandi fortune. Esclusi e marginalizzati dalle stesse norme nazionali dei ministri Poletti e Padoan, impegnati nelle altre “guerre sante” del riformatore Renzi, a tagliare bilanci ed a restringere il campo di applicazione degli ammortizzatori in deroga fino a farli scomparire in riforme annunziate, confuse, sempre in ritardo sulle esigenze delle persone.

Persone che nel settore si incarnano in lavoratori sospesi dai loro datori di lavoro, bistrattati dai dirigenti degli UPL che coordinati dalla dirigente del dipartimento del lavoro con “disposizioni informali” non hanno trattato le intese istituzionali, le hanno trattate in ritardo e parzialmente, non ostante le proteste del sindacato verbalizzate ogni volta che è stato possibile.

In ultimo, l’Assessore regionale al lavoro, Caruso, giovedì scorso ha convocato le organizzazioni sindacali e quelle dei rappresentanti delle categorie produttive, per rappresentare che per gli ammortizzatori in deroga dello scorso anno, il 2014 (ma siamo già a giugno del 2015!) sono state trovate le risorse, 106 milioni di euro del PAC, fondi per i quali l’Agenzia della Coesione Territoriale in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ha “rimosso gli ultimi ostacoli” ma solo tra una quindicina di giorni l’INPS dovrebbe potere pagare i lavoratori di tutti i settori produttivi interessati a Cassa integrazione in deroga ed a indennità di mobilità. Le somme che dovessero residuare potrebbero essere utilizzate nel 2015, per il quale però non esiste ancora un monitoraggio del fabbisogno relativo alle richieste di accesso. Per questo la CGIL ha già protestato.

Per quanto riguarda invece il sistema della formazione professionale l’Assessore Caruso, nella stessa giornata, ha incontrato i sindacati di categoria e le associazioni degli enti gestori invitandole a dare impulso all’ente bilaterale del settore, che in Sicilia è stato costituito già dal maggio del 2011, ma non ha ancora avviato le attività. Ciò per utilizzare ogni opportunità per affrontare la crisi attuale del sistema, insieme ad una contrattazione regionale che consenta di abbatterne i costi per favorire il mantenimento dell’occupazione.

La FLC, a questo proposito, non ha alcuna pregiudiziale sul fatto che le parti sociali utilizzino tutti gli strumenti utili, compresa la bilateralità, per salvaguardare persone ed occupazione e ridisegnare il sistema della formazione professionale nella regione, tuttavia esprime grande preoccupazione per l’assenza di una lettura più complessiva e compiuta del quadro futuro del sistema a cui si tende, e per l’assenza di un “piano programmatico” per fuoriuscire dalla crisi attuale. In assenza di una destinazione certa e del percorso da seguire, anche la bilateralità rischierebbe di essere utilizzata senza successo.

Quanto alla contrattazione regionale, FLC la ha sempre auspicata, ma non per derogare ai diritti ed ai principi contenuti nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, quanto, piuttosto, per attuarli con pienezza. Altra cosa  invece,affrontare le crisi delle singole agenzie formative, oppure affrontare un a crisi di sistema che deve essere formalizzata con il Governo regionale, come si è fatto per altri settori o distretti produttivi, ottenendo di avviare un confronto con il Governo nazionale per individuare soluzioni straordinarie.

Quanto ai 1700 lavoratori in attesa, l’Assessore Caruso ha ripreso la ipotesi già annunciata il 14 maggio scorso, di utilizzarli attraverso le azioni di politica attiva da affidare alle APL attraverso una manifestazione di interesse, utilizzando così circa 35 milioni di euro complementari ai 106 appostati sulle politiche passive. La FLC e le altre organizzazioni di categoria hanno espresso la propria preoccupazione che le APL possano non garantire il lavoro a tutti i 1700 lavoratori, e che i più penalizzati potrebbero essere quelli già licenziati o sospesi, dipendenti da enti discreditati o posti in liquidazione.

Per questo si avviato un negoziato che dovrebbe consentire di indicare, attraverso un sistema di premialità per i soggetti attuatori che si impegnino ad assumere questi lavoratori, con forme di clausole sociali prioritarie.

Il negoziato, di cui nella prima seduta  stato redatto un verbale, continuerà anche nella prossima settimana,in modo da definire gli aspetti che l’Assessore potrà indicare all’amministrazione per la redazione della manifestazione d’interesse che dovrà essere pronta contestualmente alla disponibilità delle risorse:

Per la FLC ogni risultato, anche parziale, che aiuti a mantenere occupazione nel settore è importante, ma più importante sarebbe ridisegnare il sistema, trovare gli strumenti per alleggerirlo, senza però abbandonare le persone. Riformare il sistema della formazione, cresciuto a dismisura per esigenze politico clientelari, autoreferenziale e poco funzionale alle esigenze della società e della modernizzazione della nostra isola era necessario e la FLC e la CGIL lo chiedevano – denunziando le torsioni clientelari e la curvatura autoreferenziale – ed hanno continuato a chiederlo.

Di questa richiesta, tra le altre lanciate nella conclusione dei lavori della iniziativa sul mezzogiorno organizzata dalla CGIL siciliana e conclusasi giovedì scorso a Palermo, si è fatta interprete anche la segretaria generale Susanna Camusso, affermando che va profondamente riformato il sistema della formazione professionale, per renderlo coerente con i bisogni reali della società, insieme alla scuola ed alla università, “infrastrutture immateriali” importanti quanto quelle materiali che in Sicilia cadono a pezzi.

Solo riconsiderando l’intera filiera della istruzione e del lavoro, sarà possibile disegnare un ruolo alla formazione professionale, ma per la FLC e la CGIL questo va fatto evitando le “guerre sante” e badando ai diritti delle persone, costruendo strumenti necessari di transizione e imprimendo una svolta coraggiosa ad una regione, la Sicilia, che rischia di affondare

scarica il verbale dell'incontro del 4 giugno

collegati al comunicato della cgil sugli ammortizzatori sociali

 

Formazione professionale | 07/06/2015

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